Cari/e lettori/lettrici, è un piacere darvi il benvenuto in un nuovo articolo del nostro blog dedicato alla perfezione nella stesura della tesi!
Oggi esploreremo un argomento che spesso genera molte preoccupazioni tra gli studenti che si avvicinano alla redazione della propria tesi, ovvero la corretta citazione delle fonti bibliografiche.
Nel suo testo “La citazione bibliografica nei percorsi di ricerca”, Venuda offre una definizione chiara della citazione bibliografica, descrivendola come “un insieme di informazioni bibliografiche che permettono di identificare la risorsa utilizzata… trascritte in forma normalizzata e coerente per tutto il lavoro”.
La citazione delle fonti costituisce un elemento fondamentale nella composizione di un documento accademico come la tesi, poiché consente di evitare il plagio, attribuendo correttamente le parole e gli studi ai rispettivi autori delle opere consultate e menzionate nel testo.
Ma come si procede con la citazione delle fonti bibliografiche? Noi del team di Preparazioni Universitarie abbiamo preparato questa guida per te!
Come citare le fonti bibliografiche: ecco i diversi tipi di citazione
Esistono due modalità principali di citazione: quella diretta e quella indiretta.
Le citazioni dirette si utilizzano quando vengono riprese nel testo parole o porzioni di testo da altre fonti o da opere precedenti. Esse possono essere riportate in due modi distinti:
- Tra virgolette, integrate direttamente nel testo, fino a un massimo di 3 righe.
- Se la citazione supera le 3 righe, è consigliabile applicare un leggero rientro del testo e ridurre la dimensione del carattere di un punto. In questo caso, la citazione non viene inclusa tra virgolette.
Le citazioni indirette, invece, si verificano quando nella tesi vengono adottati temi, concetti, immagini, teorie e dati provenienti da altre fonti o da opere precedenti. Non è accettabile rielaborare con le proprie parole un’idea altrui. Se si desidera parafrasare un concetto per renderlo più comprensibile, è importante attribuire correttamente i contributi degli altri autori, evitando di attribuirli a se stessi. Le citazioni indirette devono essere comunque citate in nota a piè di pagina, specificando autore e testo da cui è stata tratta la citazione.
Infine, vanno menzionate anche le citazioni bibliografiche, che si trovano alla fine della tesi, in un apposito capitolo dedicato alla bibliografia. Queste citazioni servono a indicare la fonte da cui è stata tratta un’idea o un concetto presente nel testo.
Per ulteriori approfondimenti sulle citazioni bibliografiche e su come redigerle, ti consigliamo di leggere un altro articolo della nostra guida su come impaginare la tesi, dove viene spiegato in dettaglio il processo di scrittura delle citazioni bibliografiche.
Come citare le fonti bibliografiche: dove e quando devono apparire?
Le fonti costituiscono un valore aggiunto per la tua tesi, in quanto rappresentano studi e ricerche condotte da esperti nel loro campo di competenza.
La loro citazione non solo consente al relatore e ai lettori di verificare il contenuto della tua tesi, ma anche di approfondire l’argomento nel caso siano particolarmente colpiti e interessati dalla tua ricerca.
Per questo motivo, è essenziale includere i riferimenti bibliografici sia nel corpo del testo, al punto in cui si fa riferimento alla fonte, che in un elenco alla fine del lavoro, comunemente denominato bibliografia.
Ogni risorsa consultata e utilizzata deve essere accuratamente inserita nella bibliografia finale, includendo non solo libri (monografie), articoli in periodici o quotidiani, voci di enciclopedie, e risorse online come ebook, ma anche immagini, fotografie, film e video. Questi materiali rappresentano il lavoro di altre persone e non possono essere presentati come propri.
Un consiglio pratico: annota le informazioni bibliografiche delle fonti mentre le stai consultando. Farlo successivamente potrebbe rivelarsi un compito estremamente oneroso. È un’operazione che ti semplificherà notevolmente il lavoro!
Conoscere come citare correttamente le fonti bibliografiche è fondamentale, ma ora sei pronto/a per procedere con sicurezza!
Come citare le fonti bibliografiche nelle note a piè di pagina.
La gestione delle note bibliografiche può suscitare un certo timore. Le note bibliografiche sono strumenti utilizzati per indicare un libro o un articolo menzionato nel testo o dal quale viene tratta una citazione. Di solito, il momento migliore per inserire la nota è subito dopo il cognome dell’autore, ma può anche essere posizionata alla fine della frase o del paragrafo in questione.
Nel testo, la nota appare come un numero o come un’abbreviazione delle informazioni bibliografiche, a seconda dello stile di citazione adottato. Non preoccuparti, affronteremo questo argomento più approfonditamente in seguito.
Inoltre, quando devi ripetere più volte le stesse indicazioni nelle citazioni, puoi utilizzare delle formule latine:
- Ibidem (oppure ibid.): “nello stesso luogo”, si utilizza per una citazione identica a quella nella nota precedente.
- Ivi: “nello stesso luogo”, si utilizza per una citazione identica a quella nella nota precedente, ma con numeri di pagina differenti.
- Op. cit.: “nell’opera già citata”, si utilizza per citare un’opera precedentemente menzionata, anche se non nella nota precedente.
- Cit.: “come citato precedentemente”, si utilizza per un’opera già citata, il cui titolo deve essere ripetuto.
- Idem (oppure id.): “lo stesso autore”.
Per quanto riguarda la modalità di citare le fonti bibliografiche nelle note a piè di pagina, approfondiremo adesso quali sono i diversi stili di citazione.
Come citare le fonti bibliografiche: gli stili più diffusi.
Un aspetto che solitamente preoccupa gli studenti universitari riguarda le molteplici modalità di citazione delle fonti bibliografiche; è fondamentale prestare attenzione per scegliere quella più adatta al proprio contesto.
Lo stile di citazione implica un ordine, un formato e una punteggiatura specifici che variano a seconda del tipo di stile utilizzato. Inoltre, gli stili citazionali stabiliscono anche come devono essere inseriti i riferimenti bibliografici all’interno del testo e nella lista bibliografica finale.
Esploriamo insieme le diverse tipologie di stili che è possibile adottare per citare le fonti nella tua tesi!
Iniziamo distinguendo i sistemi utilizzati dai vari stili: il sistema standard, il sistema Autore-Data e il sistema numerico.
Il sistema standard, o di notazione, richiede che la fonte sia indicata in forma abbreviata in una nota a piè di pagina e successivamente in modo completo nella bibliografia. Questo approccio è comunemente utilizzato nelle discipline umanistiche. Alcuni esempi di stili che adottano questo sistema sono lo stile Oxford, Chicago A e Turabian.
Il sistema Autore-Data prevede che l’autore e l’anno di pubblicazione siano indicati direttamente nel testo, nel punto in cui si cita la fonte, e successivamente in modo completo nei riferimenti bibliografici. Questo sistema è predominante nelle scienze, nelle scienze naturali, nelle scienze sociali e nella linguistica. Alcuni esempi di stili che seguono questo approccio sono lo stile APA, MLA, Harvard e Chicago B. Tuttavia, lo stile MLA rappresenta un’eccezione in quanto utilizza il sistema Autore-Numero di pagina.
Il sistema numerico prevede che ogni fonte sia numerata nei riferimenti bibliografici e che il numero corrispondente venga utilizzato quando si cita la fonte nel testo. Un esempio di questo approccio è lo stile Vancouver.
1. Citare secondo lo stile “Oxford”
Lo stile Oxford, noto anche come OSCOLA, rappresenta una modalità diffusa nell’ambito giuridico e richiede il riferimento al testo citato nelle note a piè di pagina. L’acronimo OSCOLA deriva da Oxford University Standard for Citation of Legal Authorities.
Nelle note a piè di pagina, lo stile Oxford prevede una struttura del tipo:
Nome e cognome dell’autore, Titolo dell’opera in corsivo, (Casa editrice, anno di pubblicazione), numero della pagina da cui è stata tratta la citazione.
Ad esempio:
Mario Rossi e Eleonora Di Canio, La nuova lingua di Internet.(Edises, 2005), p.29.
Nella bibliografia, la citazione appare invece nel seguente formato:
Nome e cognome dell’autore, Titolo dell’opera in corsivo (Casa editrice, anno di pubblicazione).
E quindi:
Mario Rossi e Eleonora Di Canio, La nuova lingua di Internet (Edises, 2005).
2. Citare secondo lo stile “Chicago”
Lo stile Chicago, elaborato da The Chicago Manual of Style, è ampiamente utilizzato soprattutto nelle discipline umanistiche e presenta due varianti.
- Chicago A: In questo caso, la fonte completa è indicata in una nota a piè di pagina e nella bibliografia. Un esempio di Chicago stile A in una nota a piè di pagina è il seguente:
Nome e Cognome dell’autore, il titolo in corsivo (Luogo di pubblicazione: Casa editrice, anno di pubblicazione).
Come ad esempio:
Mario Rossi e Eleonora Di Canio, La nuova lingua di Internet. (Napoli, Edises, 2005).
Un esempio dello stile Chicago A nei riferimenti bibliografici è il seguente:
Cognome, Nome dell’autore, il titolo dell’opera in corsivo. Luogo di pubblicazione: Casa editrice, anno di pubblicazione.
Come nel caso riportato:
Mario Rossi e Eleonora Di Canio, La nuova lingua di Internet. Napoli: Edises, 2005.
- Chicago B: In questa variante, la fonte è indicata in forma abbreviata nel formato autore-data nel testo stesso, mentre la fonte completa è riportata nella bibliografia. Per esempio, nel testo si segue la dicitura:
Cognome dell’autore data di pubblicazione, numero di pagina da cui si trae la citazione (il tutto tra parentesi).
Un esempio di Chicago B nel testo è dunque:
Il volume esamina le peculiarità della trasposizione linguistica dell’audiovisivo, la sua origine e il suo potere di condizionamento dei comportamenti, non soltanto linguistici (Mario Rossi e Eleonora Di Canio 2005, 29).
Nel riferimento bibliografico Chicago B, si utilizza la seguente dicitura:
Cognome, Nome (per il secondo autore va bene Nome e Cognome). Anno di pubblicazione. Titolo dell’opera. Luogo di pubblicazione: Casa editrice.
Come nell’esempio:
Rossi Mario e Di Canio Eleonora, 2005, La nuova lingua di Internet. Napoli: Edises.
3. Citare seguendo lo stile “Turabian”
Lo stile di citazione Turabian, molto simile al Chicago, è particolarmente consigliato per gli studenti impegnati nella redazione di elaborati di ricerca.
Alla prima citazione della fonte in una nota a piè di pagina, lo stile Turabian richiede una struttura come quella mostrata nell’esempio:
Nome e cognome autore/i, Titolo dell’opera, (Luogo di pubblicazione: Casa editrice, anno di pubblicazione, pagina da cui si trae la citazione);
Quindi:
Mario Rossi e Eleonora Di Canio, La nuova lingua di Internet. (Napoli: Edises, 2005, p.29).
Per le citazioni successive dello stesso testo, è possibile riportare l’informazione bibliografica omettendo l’editore, l’anno e il luogo di pubblicazione, mantenendo solo il numero di pagina.
Nei riferimenti bibliografici, lo stile Turabian segue questa struttura:
Cognome, Nome (per il secondo autore va bene l’ordine Nome e Cognome). Il titolo dell’opera in corsivo. Luogo di pubblicazione: Casa editrice, anno di pubblicazione.
Come mostrato nell’esempio:
Rossi Mario e Di Canio Eleonora. La nuova lingua di Internet. Napoli: Edises, 2005.
4. Citare seguendo lo stile “APA”
L’APA è uno dei principali stili di citazione utilizzati nell’ambito della scrittura accademica. Creato dall’American Psychological Association, questo stile, inizialmente adoperato nei settori della psicologia e delle scienze sociali, è oggi ampiamente diffuso. L’APA si basa su un sistema autore-data, in cui le fonti sono citate in modo abbreviato nel testo e in modo completo nella lista dei riferimenti bibliografici.
Di conseguenza, secondo questo stile, la citazione nel testo appare direttamente a seguito delle parole riportate nel testo stesso, nel seguente formato:
(Cognome dell’autore, anno di pubblicazione), con le parentesi che non vanno dimenticate.
Pertanto: (Rossi, Di Canio, 2005).
Nella bibliografia, invece, la citazione appare completa e segue questa struttura:
Cognome, Iniziale del nome puntata. (Anno di pubblicazione). Titolo dell’opera in corsivo. Luogo di pubblicazione, Nazione: Casa editrice.
Come ad esempio:
Rossi M. e Di Canio E., (2005), La nuova lingua di Internet. Napoli, Italia: Edises.
5. Citare seguendo lo stile “MLA”
Lo stile MLA è stato sviluppato dalla Modern Language Association ed è ampiamente utilizzato nei campi linguistici. Caratterizzato da un sistema autore-numero di pagina, lo stile MLA prevede una citazione intertestuale abbreviata a seguito delle parole riportate, con il cognome dell’autore o degli autori e il numero della pagina, come nell’esempio (Cognome e numero di pagina):
(Rossi e Di Canio, 29).
Per quanto riguarda la citazione bibliografica, l’informazione viene riportata in modo completo:
Cognome, Nome (per il secondo autore va bene l’ordine Nome e Cognome). Titolo dell’opera in corsivo. Luogo di pubblicazione: Casa editrice, anno di pubblicazione: Modalità in cui è stato consultato il testo
Come ad esempio:
Rossi Mario e Di Canio Eleonora. La nuova lingua di Internet. Napoli: Edises, 2005: stampa.
6. Citare seguendo lo stile “Harvard”
Lo stile Harvard è comunemente utilizzato negli ambiti economici. Non esiste una guida ufficiale, il che ha portato a diverse variazioni nell’applicazione di questo stile. La British Standards Institution e l’Australian Government Publishing Service (AGPS) sono tra le organizzazioni che hanno pubblicato delle guide riguardanti proprio questo sistema di citazione.
Lo stile Harvard è molto simile allo stile APA e, analogamente a quest’ultimo, le citazioni nel corpo del testo compaiono direttamente nel paragrafo, seguendo il formato:
(Cognome, anno di pubblicazione)
Quindi:
(Rossi, Di Canio, 2005).
Nel riferimento bibliografico, invece, la struttura è la seguente:
Cognome, iniziale del nome puntata. (anno di pubblicazione). Titolo dell’opera in corsivo. Casa editrice, Luogo di pubblicazione
Pertanto:
Rossi M. e Di Canio E., (2005). La nuova lingua di Internet. Edises, Napoli.
7. Citare seguendo lo stile “Vancouver”
Lo stile Vancouver è stato sviluppato dall’International Committee of Medical Journal Editors (ICMJE) ed è ampiamente utilizzato nel campo medico. A differenza del Sistema autore-data, lo stile Vancouver si basa su un sistema numerico: nel testo, la fonte viene indicata con un numero, mentre nei riferimenti bibliografici vengono forniti tutti i dettagli della fonte.
Nel testo, comparirà solamente un numero tra parentesi, ad esempio (1), a cui corrisponderà una citazione bibliografica alla fine della tesi. Questa citazione viene estesa secondo il seguente formato:
Cognome, iniziale del nome, Titolo dell’opera in corsivo. Luogo di pubblicazione: Casa editrice, anno di pubblicazione
Ad esempio:
Rossi M. e Di Canio E., La nuova lingua di Internet. Napoli: Edises, 2005.
“E ora, quale stile dovrei scegliere?”
Ti abbiamo fornito un panorama dei diversi stili di citazione e indicato quando potrebbero essere più appropriati. Tuttavia, in caso di incertezza, è sempre consigliabile consultare per prima cosa le linee guida per la redazione della tesi rilasciate dal tuo Ateneo e/o dal tuo corso di laure, in secondo luogo sarebbe appropriato chiedere informazioni anche al tuo relatore o alla tua relatrice, poiché solo loro possono offrirti una risposta definitiva.
In conclusione, in questo articolo abbiamo esaminato approfonditamente il tema delle citazioni, in modo che non ti troverai più a chiederti: “Come devo citare le fonti bibliografiche?” Abbiamo esaminato non solo alcuni dei numerosi stili di citazione disponibili, ma anche i criteri per sceglierli in base al tipo di tesi.